Grazie alla cinematografia degli ultimi settant’anni, tutti oggi conosciamo il carattere affettuoso e giocherellone del San Bernardo: è grazie a personaggi come Nana, la simpatica tata delle Avventure di Peter Pan (1953), oppure al Beethoven combinaguai dell’omonima serie di film (il primo del 1992). Ma quando è nata precisamente la fama del San Bernardo come uno dei più grandi amici dell’uomo?
La storia di questo affascinante amico a quattro zampe risale a tempi molto antichi, quando una muta di mastini seguì sulle montagne i monaci dell’Ospizio del Gran San Bernardo, la cui fondazione risale addirittura all’XI secolo.
Non è facile stabilire con certezza quando questo incredibile animale abbia cominciato ad essere utilizzato per il soccorso dei viandanti, ma il più famoso di questi soccorritori è stato senza dubbio Barry I. Questo straordinario cane è famoso per aver salvato oltre 40 vite nella sua lunga carriera, e per questo si è meritato il soprannome di Menschenretter, che in tedesco significa “salvatore di uomini”.
La storia di un mastino tra le Alpi
Barry nasce nel 1800 all’Ospizio del Gran San Bernardo, proprio nei mesi in cui Napoleone sta attraversando il passo col suo esercito. Il suo nome, Barry, è piuttosto comune per i mastini svizzeri del tempo, e deriva dal termine del dialetto bernese bari, che è il diminutivo di bär, la parola tedesca per “orso”: in pratica, Barry è un… piccolo orso!
Le principali informazioni su questo cane straordinario provengono da alcuni documenti di Padre Luigi, il monaco che in quegli anni guida la muta dell’Ospizio per la ricerca e il soccorso. Barry è descritto come «grandissimo nell’aspetto, simile a quello di un orso, e dal carattere forte come un vero abitatore delle montagne».
In effetti, Barry dimostra sin dai tempi dell’addestramento le sue eccezionali doti di soccorritore. Padre Luigi nota qualcosa di fuori dal comune in questo cucciolo, che descrive come un «fuoco interiore che sembra pervadere ogni suo gesto».
Barry, infatti, è nato con un incredibile istinto con cui riesce a ‘percepire’ le persone in difficoltà anche a diversi chilometri di distanza. Per questo motivo, spesso si allontana dalla muta senza preavviso, seguendo una traccia di cui nessuno dei compagni si è accorto.
Barry arriva sempre primo a soccorrere i viandanti sfiniti, e ha imparato a disseppellire le vittime di valanghe grazie ad una tecnica speciale: prima scava un solco profondo intorno alla persona, poi scosta delicatamente la neve che la ricopre, mettendosi infine sopra l’infortunato in modo da trasmettergli subito il calore del suo corpo.
Gli esordi di una leggenda
Il coraggio e l’amore per l’uomo dimostrati da Barry gli valgono in pochi mesi la promozione a capo-muta: Padre Luigi vuole premiare così le eccellenti doti del suo ‘allievo’, di cui va orgoglioso come di un figlio. Barry, in poco tempo, si affeziona moltissimo a questa figura paterna, che è l’unica con cui il cane ha stretto un rapporto profondissimo e a cui rimarrà legato per tutta la vita.
Il primo straordinario salvataggio di Barry risale al 1805, durante i primi giorni di un marzo particolarmente rigido. Mentre la muta è fuori per il giro di perlustrazione in un luogo isolato, all’improvviso si stacca una valanga dalle rocce del Becco Nero, fermandosi a poche centinaia di metri dal gruppo. Quando la nube bianca provocata dallo schianto si è diradata, Padre Luigi si accorge che Barry è fuggito in direzione della slavina. Purtroppo, le cattive condizioni costringono il religioso a rientrare all’Ospizio senza di lui.
Passano molte ore, e la preoccupazione cresce ad ogni minuto. Nel pomeriggio, i monaci organizzano un drappello di ricerca, che però non riesce a trovare Barry. Intanto il tempo è peggiorato ulteriormente, e le condizioni, ormai proibitive, costringono tutti a fare rientro, con il cuore pesante, all’Ospizio.
Alle 23 di notte, quando ormai in montagna è buio pesto, si sentono dei rumori davanti al portone d’ingresso: è Barry che, stremato, porta sul dorso il fagotto di un neonato svenuto.
Nei giorni successivi si scoprirà che Barry è accorso in aiuto di una mamma e un bambino rimasti sotto la valanga: la donna, troppo debole per seguire il suo salvatore, gli aveva affidato il bambino fasciandolo alle cinghie del cane.
Barry, il Menschenretter
Barry compie un altro famoso salvataggio quattro anni più tardi, nel 1809: in quell’occasione, riesce a fiutare in mezzo alla tormenta le orme di quattro muratori italiani che si erano perduti sulla Montagna Morta, e a portarli sani e salvi all’Ospizio. Purtroppo, durante la difficilissima operazione di salvataggio Padre Luigi si rompe una gamba, e resta bloccato nella tormenta: Barry gli porta aiuto, ma non ha con sé viveri perché erano già stati dati agli altri infortunati.
Prima che Barry riesca ad avvertire i monaci rientrati all’Ospizio, Padre Luigi perde la vita. Barry, che gli è affezionatissimo, da quel giorno non si lascerà condurre da nessun altro monaco, cominciando a lavorare in solitaria. L’animale, nonostante la perdita del suo migliore amico, continua a salvare moltissime vite.
Una leggenda alimentata da un monumento funebre al famoso Cimitero dei cani di Asnières racconta che Barry sarebbe morto per le ferite riportate durante il soccorso di un soldato svizzero.
Il militare, scambiatolo per un lupo, avrebbe cominciato a pugnalarlo; e Barry, pur di trarlo in salvo, si sarebbe lasciato colpire. Il racconto descrive perfettamente come, nel cuore di tutti gli abitanti della montagna, Barry fosse diventato un vero e proprio mito.
La leggenda di Barry
In verità, a causa degli acciacchi nel 1810 Barry viene portato da un monaco a Berna, dove trascorre in tranquillità gli ultimi due anni di vita. La notizia della sua morte addolora immensamente i religiosi dell’Ospizio, che da quel momento scelgono di usare il nome Barry almeno una volta ad ogni cucciolata.
Nel frattempo, il Museo di storia naturale di Berna entra in possesso delle spoglie di Barry, che vengono trattate e conservate per fare di lui il simbolo di un’intera città. Gli svizzeri trasformano così il loro eroe a quattro zampe e il suo straordinario impegno nel salvare vite umane in un simbolo nazionale, celebrato su francobolli ed emissioni monetali.
Anche l’attuale allevamento che si occupa di salvaguardare i San Bernardi dell’Ospizio porta il nome di Fondazione Barry, per celebrare questa icona della storia canina come esempio perfetto delle meraviglie che i nostri amici a quattro zampe sono in grado di fare.
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