Nata per essere la perfetta aspirazione di ogni ragazza, Barbie vive in un mondo rosa pieno di lei. Se ha sete, fa finta di bere; se pensa intensamente a un vestito, le si materializza addosso; se vuole uscire di casa, le basta levitare in modo aggraziato fino al suolo.
Non esiste sfumatura di imperfezione nel mondo di Barbie, nemmeno se si parla di piedi – rigorosamente sulle punte!
E cosa non può mancare ad un perfetto stereotipo di vita felice e contenta? Certamente non un cane. Come i fan più accaniti della bambola in carriera avranno notato, un grande assente nel capolavoro di Greta Gerwig è proprio il fedele compagno di Barbie: Sequin.
Sequin il barbone, il perfetto cane di Barbie
Sequin sembra il cane perfetto da affiancare a un esempio di bellezza ed eleganza come Barbie: è infatti un barbone, simbolo di classe e finezza grazie al manto paragonabile a una nuvola e al portamento (d’altronde, ricordiamoci, il barbone è un cane francese, e chi potrebbe meglio rappresentare la moda all’avanguardia che Barbie ha sempre indossato se non il simbolo a quattro zampe di Parigi?).
Tuttavia, spezzando il cuore a tutti gli amanti del barbone, di Sequin non si è vista nemmeno l’ombra pelosa. Ci si potrebbe interrogare a lungo sulla scelta della regista di escludere il fedele amico di Barbie dal racconto, forse per evitare una ulteriore stereotipizzazione della perfezione del barbone, che purtroppo, nel corso degli anni, ha attirato su di lui pregiudizi positivi o negativi che siano.
Un tocco di stranezza nella perfezione fa sempre bene
La scelta di Gerwig di rappresentare il mondo dei nostri amici a quattro zampe con un cane diverso da Sequin è stata sicuramente molto interessante.
A Barbie Land, infatti, superando le ville perfette, le chiome folte e lunghe delle loro abitanti, il rosa confetto e tutti quei sorrisi, si arriva fino ad una casetta che, in qualche modo, stona.
Stiamo parlando del regno di Barbie stramba, quella barbie a cui è toccato il triste destino (dipende poi da come lo si guarda) di essere strapazzata durante i giochi più estremi.
Capelli corti, ciocche fucsia, ombretto pesante, gambe a spaccata e discorsi stravaganti: Barbie stramba è il punto in cui Barbie Land e mondo reale si incontrano.
E proprio da lei deve recarsi la nostra protagonista, Barbie stereotipo, dopo aver avuto pensieri profondi, in dissonanza con il mondo di splendida superficie e immaginazione che è Barbie Land. Qui, quasi di passaggio, incontriamo Tanner.
Tanner, il cane di Barbie Stramba
I più fedeli fan del mondo di Barbie si ricorderanno di Tanner, il simpatico cagnolone, sul mercato per pochissimo tempo prima di essere ritirato qualche anno dopo il suo esordio al fianco della nostra bambola.
Lo scopo di Tanner era semplice: ad ogni passo faceva i suoi bisogni, e Barbie li doveva raccogliere. Nato per responsabilizzare le bambine sui doveri legati al possesso di un animale domestico, nel film viene evidenziato il suo lato più buffo.
Davanti a noi non c’è un barbone elegante, ma un labrador “combinaguai”, e in particolare, evidenziando il suo lato strambo in modo ironico, un cane stereotipato (anche per popolarità, perché rappresenta proprio il classico cane da casa, adatto alle famiglie e ai bambini) che assurge al suo compito da gioco: fare i bisogni.
Purtroppo, il modellino di Tanner venne messo fuori commercio qualche anno dopo la sua uscita, perché i bisognini che produceva erano troppo piccoli, e quindi pericolosi per i bambini.
Da questa sua vita breve seppur intensa, deriva il suo corto eppure fondamentale ruolo nel film di Gerwig: accostarsi a Barbie stramba, a rappresentare tutto ciò che, come lei, non funziona, e quindi è da eliminare da Barbie Land.
La dura realtà VS la plastica
C’è da soffermarsi, poi, su un altro punto fondamentale: in un mondo di barbie umanizzate, Tanner, che pure ha avuto una storia, un nome e un ruolo, rimane di plastica. Rimane un giocattolo, relegato alla sua funzione, senza una dimensione di realtà.
Questa scelta evidenzia invece quanta differenza ci sia fra un ruolo, un giocattolo, e quindi una visione parziale e limitata di quella che può essere una Barbie o appunto anche “soltanto” un cane, e la realtà di avere, accanto a sé, responsabilità, momenti brutti, momenti stupendi e l’originalità di un rapporto di amicizia.
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